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The artist

Vincitore dei premi oscar 2012 per il miglior film, la miglior regia e il miglior attore protagonista oltre a quelli per i costumi e la colonna sonora “the artist” dovrebbe essere un capolavoro assoluto, forte anche di un’idea coraggiosa e molto ben realizzata ovvero quella di realizzare nel 2011 un film muto, esattamente come quelli della fine degli anni ’20, senza dialoghi e con movenze buffe.
Secondo me il film non è affatto un capolavoro, si lascia guardare con piacere ma non credo proprio che cambierà la storia del cinema; il suo pregio maggiore (oltre all’idea del film muto) è la campagna di marketing diretta e indiretta che lo ha portato a vincere montagne di premi. Ripeto che l’idea è stata perfettamente realizzata, gli oscar per i costumi, la colonna sonora e l’attore protagonista sono meritatissimi, quello che non mi convinto è la sceneggiatura e il film in sè.

Io credo che un buon film dovrebbe emergere principalmente dalla sceneggiatura più che dalla realizzazione tecnica, nel caso di the artist ho la sensazione che siamo in presenza di un “avatar al contrario”, se per il film di Cameron si era fatto un largo abuso di tecnologia ed effetti speciali, promossi da un fragoroso battage pubblicitario molto prima della presentazione del film, con the artist è stato fatto esattamente il contrario, evidenziando come per la realizzazione del progetto la produzione avesse deliberatamente rinunciato ai roboanti effetti speciali visivi e sonori delle moderne produzioni. Togliendo il colore, il dialogo e gli effetti sonori è chiaro che l’attenzione si focalizza solo sul film, sulla storia e questa mi pare francamente deboluccia.

Siamo alla fine degli anni ’20 e George Valentin (Jean Dujardin) è un attore all’apice del successo e della popolarità, ogni film che interpreta è un trionfo. Incontra per caso Peppy Miller (Bérénice Bejo), un’aspirante attrice, e nella sua magnanimità le concede un piccolo momento di gloria con una particina, Valentin non sa che ha appena raggiunto l’apice del successo e che la sua vita sta per cambiare. A Hollywood stanno cominciando a produrre i primi film con il sonoro e Valentin crede che si tratti di una tecnologia inutile e una moda passeggera (come il 3D di questi anni). Con il crollo di Wall Street del 1929 comincia la grande depressione e l’attore investe i soldi che gli restano nella produzione di un film tutto suo, ovviamente muto che altrettanto ovviamente si rivela un fiasco colossale.
Valentin perde tutto, deve rinunciare al suo tenore di vita, alla sua casa, ai suoi vestiti, alla sua auto e al suo autista/amico/tuttofare. Peppy invece ha iniziato una brillante carriera tuffandosi subito nell’interpretazione dei nuovi film parlati ed ha un grande successo. L’attrice è segretamente innamorata di Valentin ed è una sua sincera ammiratrice così decide di fargli avere una chance imponendo al suo produttore di farlo recitare insieme a lei in un musical.

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