Nato a Treviso da Arturo, violinista, e Irma Fidora, soprano lirico, trascorse la giovinezza a Venezia, luogo di origine della famiglia. Studiò il violino secondo le volontà del padre ed entrò nel mondo del teatro quasi per caso: conobbe infatti Gianfranco Giachetti nel 1913, mentre stava preparando La locandiera del Goldoni e venne da questi invitato alla rappresentazione; più per curiosità, il Baseggio provò una parte della commedia, ma ne restò talmente affascinato che decise di lasciare il violino e gli studi per dedicarsi completamente alla recitazione.
Tre anni dopo imbracciò le armi per la prima guerra mondiale e si mise in luce dirigendo in Albania il “teatro del soldato”. Tornato dalla guerra tradusse Il malato immaginario di Molière dal francese al dialetto veneziano.
Nel 1920 ricevette l’invito di Giachetti a entrare nella compagnia “Ars Veneta” come attore caratterista e brillante. Perfezionò gli studi dell’arte fondando, sei anni dopo, nel 1926, una sua compagnia teatrale. In seguito assunse il ruolo di capocomico e da quel momento (tranne un triennio trascorso nella Compagnia del teatro di Venezia, diretta da Guglielmo Zorzi nel 1936-37 e poi da Alberto Colantuoni) guidò prevalentemente compagnie di prosa specializzate in commedie del repertorio goldoniano, per il quale si rivelò un attore molto adatto.
Si misurò anche in opere di William Shakespeare, Friedrich Schiller, Giacinto Gallina, Ruzante, Gino Rocca e Renato Simoni.
Negli anni sessanta, grazie alle sue spiccate doti di immediata comunicatività e simpatia, si fece apprezzare nelle edizioni televisive di alcune delle più celebri opere goldoniane di carattere e di ambiente. Morì a Catania, dove era stato chiamato come regista di una commedia del teatro veneto, il 22 gennaio 1971.
Le sue spoglie giacciono nel cimitero di Venezia nell’isola di San Michele, a fianco di altri attori del teatro dialettale veneto.