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Attrice

Monica Vitti

Monica VittiMonica Vitti, pseudonimo di Maria Luisa Ceciarelli (Roma, 3 novembre 1931), è un’attrice italiana.

Monica Vitti è una delle più famose attrici del cinema italiano. La sua caratteristica voce roca e l’innata verve l’hanno accompagnata per quasi quarant’anni di carriera cinematografica, dalle sue interpretazioni drammatiche nella “tetralogia dell’incomunicabilità” di Michelangelo Antonioni (L’avventura, La notte, L’eclisse e Deserto rosso) che le diedero fama internazionale, a quelle in ruoli brillanti (da La ragazza con la pistola a Io so che tu sai che io so) che la fecero considerare l’unica “mattatrice” della commedia all’italiana, tenendo ottimamente testa ai colleghi Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Vittorio Gassman e Nino Manfredi.

Ha ottenuto numerosi premi, tra cui cinque David di Donatello come migliore attrice protagonista (più altri quattro riconoscimenti speciali), tre Nastri d’Argento, dodici Globi d’oro (di cui due alla carriera), un Ciak d’oro alla carriera, un Leone d’oro alla carriera a Venezia, un Orso d’argento alla Berlinale, una Concha de Plata a San Sebastián e una candidatura al premio BAFTA.

Nel 1953 si diploma all’Accademia nazionale d’arte drammatica, allora diretta dal suo maestro Silvio D’Amico e intraprende quella che sarà una breve ma formativa attività teatrale, in cui dà prova della sua versatilità recitando in Shakespeare e Molière. Particolarmente significativa è la sua esperienza accanto al suo maestro Sergio Tofano – suo insegnante in Accademia – negli allestimenti delle commedie sul personaggio di Bonaventura, firmate dallo stesso Tofano con lo pseudonimo “Sto”; qui offrirà le sue prime prove di versatilità nella comicità, che contraddistinguerà gran parte della sua carriera.

Su consiglio di Tofano, in quegli anni fu invitata a mettersi un nuovo nome e cognome, più artistico. Allora si mise a tavolino, e scelse metà del cognome di sua madre, Vittiglia, alla quale fu molto legata e che perse in giovane età. Al cognome associò il nome “Monica”, che aveva appena letto in un libro e le suonava meglio. Nel 1956 debuttò come Ofelia in Amleto di Riccardo Bacchelli al Teatro Olimpico di Vicenza e in Bella di Cesare Meano al Teatro del Convegno di Milano con la regia di Enzo Ferrieri. A Roma si esibì in una serie di atti unici comici al Teatro Arlecchino (ora Teatro Flaiano).

Dopo qualche ruolo di secondo piano in alcune pellicole comiche, viene notata dal regista Michelangelo Antonioni, con il quale intreccia una relazione artistica e sentimentale, che ne fa la sua musa e la protagonista nella sua celeberrima tetralogia cosiddetta dell’incomunicabilità: diventa così la tormentata Claudia ne L’avventura (1960), la tentatrice Valentina de La notte (1961), la misteriosa e scontenta Vittoria de L’eclisse (1962) e la nevrotica Giuliana in Deserto rosso (1964).

Lavora, anche se saltuariamente, come doppiatrice: è la voce del personaggio Ascenza nel film Accattone di Pasolini; di Rossana Rory ne I soliti ignoti di Monicelli e di Dorian Gray nel film Il grido di Antonioni. È la voce inoltre di Dalila (Daphne) nel film Senti chi parla adesso! del 1993 sostituendo la voce di Diane Keaton nella versione originale, insieme a Renato Pozzetto, voce del cane Scag (in originale Rocks), doppiato in inglese da Danny DeVito. È stata doppiata a sua volta da Vittoria Febbi ne La pacifista (1971) di Miklós Jancsó, anche se dello stesso film esiste una versione in cui la Vitti si auto doppia (sono disponibili entrambe nel DVD Cinekult, mentre solo il doppiaggio con la Febbi è presente nell’edizione Alan Young).

È Mario Monicelli, su proposta del produttore Fausto Saraceni, a metterne in risalto la sorprendente verve di attrice comica, dirigendola nella commedia La ragazza con la pistola (1968), dove Monica interpreta il ruolo di Assunta Patanè, una ragazza siciliana che insegue fino in Scozia l’uomo che l’ha “disonorata” con l’intento di vendicarsi. Il film ebbe un grande successo e contribuì notevolmente a ridefinire la carriera dell’attrice romana, soprattutto agli occhi del pubblico.

Questo significativo e di fatto definitivo mutamento dell’immagine cinematografica della Vitti è in qualche modo anticipato, nel 1966, dal film di produzione britannica Modesty Blaise – La bellissima che uccide di Joseph Losey, al quale partecipa anche Rossella Falk, e da altre commedie italiane apparse nel 1967, tra cui Ti ho sposato per allegria di Luciano Salce, ove ebbe come partner Giorgio Albertazzi, e La cintura di castità di Pasquale Festa Campanile, recitato accanto a Tony Curtis.

Nel maggio del 1968 l’attrice romana viene nominata presidente della giuria al XXI festival del cinema di Cannes, ma le contestazioni del maggio francese raggiungono la kermesse. Monica Vitti si dimette dal suo incarico e verrà imitata da Louis Malle, Roman Polański e Terence Young. Come conseguenza, nessun premio cinematografico verrà ufficialmente attribuito.

Lasciate alle spalle le esperienze internazionali, sia pure episodiche, e una volta confermato il suo talento brillante in Dramma della gelosia – Tutti i particolari in cronaca (1970) di Ettore Scola e ne La Tosca (1973) di Luigi Magni, lungo tutti gli anni settanta la Vitti sarà protagonista di numerose pellicole del filone della commedia all’italiana (l’esperienza accanto ad Alberto Sordi nei film con lui interpretati per la regia di quest’ultimo sarà quella che l’avvicinerà maggiormente al grande pubblico, nel senso più nazional-popolare del termine), ma nel frattempo anche all’estero si accorgono di lei e molti registi di prestigio la vogliono sul set: oltre al già citato Miklós Jancsó, Luis Buñuel in Il fantasma della libertà (Le fantôme de la liberté) (1974) e André Cayatte in Ragione di stato (La raison d’état) (1978). Nel 1974 inoltre si esibisce con Raffaella Carrà e Mina nell’ultimo varietà televisivo di quest’ultima, Milleluci, cantando con loro Bellezze al bagno e inscenando una simpatica coreografia balneare. Quattro anni dopo recita sempre per la televisione nella commedia Il cilindro, di Eduardo De Filippo.

Negli anni ottanta, continua a dividersi tra il cinema (dopo essere tornata a lavorare con Antonioni per Il mistero di Oberwald, 1980, gira infatti con l’esordiente Roberto Russo Flirt, per il quale riceve il premio dell’attrice al Festival di Berlino del 1984, e Francesca è mia del 1986, film da lei anche sceneggiati) e il teatro (La strana coppia, 1987; Prima pagina, 1988). Nel giugno del 1984 prende parte al picchetto d’onore ai funerali del segretario del Partito Comunista Italiano Enrico Berlinguer, insieme ad altri esponenti del cinema italiano come Federico Fellini e Marcello Mastroianni. Nel 1988 il prestigioso quotidiano francese Le Monde commise una clamorosa gaffe nei suoi confronti, pubblicando in prima pagina la notizia della sua morte, “avvenuta per suicidio con barbiturici”. L’attrice, con grande eleganza e senso dell’umorismo, si limitò a smentire la notizia, ringraziando i responsabili della gaffe per averle allungato la vita. Nello stesso anno è protagonista con Orazio Orlando del videoclip Ma chi è quello lì, brano eseguito da Mina, tratto dall’album Rane supreme, e composto da Pino D’Angiò. Da segnalare inoltre la partecipazione di Maria Grazia Bon nel ruolo della cassiera del supermercato dove è completamente ambientato il filmato, andato in onda all’epoca su Rai 1.

In alcuni suoi film opera quale sua controfigura un’ancora sconosciuta Fiorella Mannoia, cantante che proviene da una famiglia di stuntman.

Dopo aver debuttato anche nella regia col film Scandalo segreto (1990), da lei anche scritto e interpretato, nel 1992 recita nella miniserie TV Ma tu mi vuoi bene? accanto a Johnny Dorelli, in cui interpreta il ruolo di un’assistente sociale, e nella stagione 1993-94 fa parte del cast della trasmissione di Rai 1 Domenica in. Alla Mostra del cinema di Venezia del 1995 riceve infine il Leone d’oro alla carriera.

Il 15 giugno del 2000 prende parte ai festeggiamenti per gli ottant’anni di Alberto Sordi, mentre il 24 giugno, assieme ad altri colleghi, festeggia la sceneggiatrice Suso Cecchi D’Amico per la consegna dei Globi d’Oro a Cinecittà. A dicembre del 2000 nella basilica di San Pietro in Vaticano, celebra il Giubileo, assieme a molti personaggi del mondo dello spettacolo. Nell’aprile 2001 viene ricevuta al Quirinale assieme ai premiati del David di Donatello. Sempre nello stesso mese, partecipa alla convention de L’Ulivo insieme al marito Roberto Russo.

Già allontanatasi dalle scene da diverso tempo e prima di ritirarsi definitivamente a vita privata, a causa delle sue condizioni di salute, si mostra al pubblico per l’ultima volta nel marzo del 2002, alla prima teatrale italiana di Notre-Dame de Paris. Nello stesso periodo concede anche l’ultima intervista. Verrà immortalata dai fotografi per le ultime volte, dapprima in giro per le vie di Roma e poi a Sabaudia, in compagnia del marito. È notizia del 6 novembre 2003, il ricovero in ospedale per una frattura del femore.

Il 13 febbraio 2011 in occasione della manifestazione Se non ora, quando? l’attrice Angela Finocchiaro ha voluto omaggiare la Vitti citandone in apertura del suo discorso una dichiarazione concessa in una vecchia intervista: “Le donne mi hanno sempre sorpreso. Le donne sono forti ed hanno la speranza nel cuore e nell’avvenire”. Molti giornali hanno erroneamente riportato che la dichiarazione sia partita da Monica stessa specificamente per la manifestazione. Alla sesta edizione del Festival Internazionale del Film di Roma, nell’ottobre dello stesso anno, le viene dedicata una mostra in occasione della quale viene presentato il volume La dolce Vitti, ideato e realizzato da Cinecittà Luce a cura di Stefano Stefanutto Rosa: nella stessa giornata vengono proiettati i film Dramma della gelosia – Tutti i particolari in cronaca di Ettore Scola (autore della prefazione al libro) e Scandalo segreto della stessa Vitti.

Monica Vitti vive attualmente nella sua casa a Roma. Il marito Roberto Russo ha infatti rotto il silenzio dichiarando false le voci che circolavano sulla presunta degenza dell’attrice presso una clinica Svizzera, e confermando che vive nella casa romana in cui ha sempre vissuto, accudita proprio da lui stesso e da una badante.

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