Il pretore è una commediola ambientata nel periodo fascista tratta da un libro di ben altro spessore. In un paesino affacciato sul lago Maggiore Augusto Vanghetta è il pretore, un uomo di capacità professionali mediocri (ad essere generosi) e dalle qualità morali discutibili. Trascura la moglie, approfitta del potere derivante dalla sua carica per avere favori sessuali e si destreggia tra varie amanti.
La sua inettitudine e la sua indolenza nel lavoro sono seconde solo alla sua arroganza, ha almeno la capacità di rendersene conto e decide di trovarsi un aiuto. Assume come assistente l’avvocato Landriani, un giovane servizievole e volenteroso; una sera sentendosi i vena di offerte generose e forse per mettere alla prova il suo assistente, il pretore accompagna il Landriani in un bordello locale ma il giovane non riesce a concludere niente. Il Vanghetta conclude di avere a che fare con un ragazzo inoffensivo, impotente o omosessuale e da quel momento non esita ad affidagli la moglie.
Tra il Landriani e la signora Evelina, la moglie del pretore, nasce presto un’amicizia affettuosa che si trasforma in attrazione e sfocia nel sesso. I due diventano amanti e lei resta incita da questa relazione. Nel frattempo il il Vanghetta, sperando di guadagnare di più, decide di abbandonare la pretura e tornare alla difesa. Mantiene come assistente l’insostituibile Landriani che continua a svolgere tutto il lavoro in sua vece.
Nel corso di una importante cause è proprio il Landriani a trovare il cavillo, a pronunciare l’orazione finale e a vincere la causa mentre in casa Vanghetta i rapporti diventano piuttosto chiari, il Landriani e la signora Evelina non provano nemmeno più a nascondere la loro relazione con l’avvocato Vanghetta che, se non consenziente, ne è consapevole. Siamo in un’epoca in cui il divorzio era bene al di là da venire.
Il film si chiude con la morte della signora Evelina, il bambino sopravvive e si trova a dover crescere con due strani papà che si guardano in cagnesco e si odiano.
Arrivare a vedere il film fino alla fine è stata un’impresa durissima. E’ noioso, peggio di una commedia sexy degli anni ’70 senza essere nè sexy nè divertente. Il problema principale di questo film è tutto in questa immagine:
Io voglio sperare che il ministero dei beni culturali non abbia speso un centesimo dei soldi dei cittadini per questo film che non ha proprio niente di culturale. E’ ambientato in epoca fascista, sul lago Maggiore e allora? Basta questo a definirlo un film culturale? Vogliamo parlare degli errori anche piuttosto evidenti del film? Ne cito soltanto uno per non fare il professorino: le calze autoreggenti sono state inventate alla fine degli anni ’70, nel 1937 non le avrebbero neanche potute immaginare, i tessuti elastici erano materia di fantascienza.