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Vincitori e Vinti

Vincitori e VintiUn film immortale, senza tempo. Può essere goduto anche oggi anche se per riuscire a capirne il reale significato bisogna andare indietro di parecchi anni e provare a immagina il clima di confusione che c’era alla fine della Seconda Guerra Mondiale quando vincitori e vinti si sono scontrati nelle aule dei tribunali dopo aver lasciato i campi di battaglia.
Siamo a Norimberga e si celebra un processo, uno dei tanti, contro i criminali nazisti (o presunti tali). L’argomento scelto è particolarmente interessante perchè imputati sono alcuni ex giudici della Germania nazista e al processo si affrontano due controparti agguerrite e motivate: da una parte c’è l’accusa che prepara a beneficio dei giudici una atmosfera ostile agli ex nazisti mostrando filmati con le vittime degli orrori dei campi di sterminio. L’accusa vuole che tutti i compici di quegli atroci delitti siano puniti compresi gli imputati al processo.
Dall’altra parte c’è la difesa che invece sostiene che gli imputati nel corso delle loro azioni non hanno fatto altro che far applicare le leggi della Germania, la separazione dei poteri indica chiaramente che i giudici non possono essere ritenuti responsabili delle leggi che avevano cercato di far rispettare nelle loro aule di tribunale, per quando esecrabili.

Il film tocca argomenti molto delicati, una ferita che nel 1961, alla sua uscita, era ancora aperta e sanguinante. Alcuni dei processi che si sono svolti alla fine della guerra hanno infatti visto imputati dei militari o degli industriali tedeschi che alcuni hanno definito dei patrioti. Impossibile non chiedersi quanti tra gli alleati si son visti risparmiare processi e giudizi per aver vinto la guerra e in questo per una volta il titolo italiano del film mi pare migliore di quello originale.

Sul banco degli imputati c’è anche il giudice Janning, un uomo famoso, sui sui libri si hanno studiato gli stessi avvocati americani che prendono parte al processo. Il giudice Haywood che presiede la corte è vecchio e prossimo alla pensione, fuori dall’aula passeggia per le strade di Norimberga e conosce alcuni tedeschi, ovunque si respira voglia di voltare pagina, di archiviare il brutto periodo del nazismo e ricominciare, ci si aspetta una sentenza mite proprio per contribuire a distendere il clima e le tensioni ancora rimaste. Il film è ambientato nel 1948 e alla guerra combattuta sui campi di battaglia sta per subentrare la guerra fredda, la tensione attorno a Berlino isolata dai Sovietici è altissima.

Haywood, interpretato da un fantastico Spencer Tracy, non demorde ed emette la sentenza che ritiene più giusta, indipendentemente dalle pressioni ricevute: tutti gli imputati vengono condannati all’ergastolo.

Memorabile il colloquio privato finale tra Janning, ormai condannato e il giudice Haywood che sta per tornare negli Stati Uniti: quasi a scusarsi con il suo “collega” il americano e riferendosi allo sterminio degli Ebrei spiega di non aver avuto idea di quello che stava accadendo, di non essersi reso conto della barbarie raggiunta ma Haywood replica con una frase lapidaria: <<doveva capirlo la prima volta in cui condannò a morte un uomo sapendolo innocente.>>

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