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AnimazioneCapolavoro

La principessa Mononoke

principessa mononokeMononoke non è il nome proprio della principessa, è una parola giapponese che significa “spirito vendicativo” o qualcosa del genere.

Il film può tranquillamente essere visto dai bambini ma definirlo cartone animato e applicare l’etichetta disneyana “animazione = prodotto per l’infanzia” è un delitto.

La principessa Mononoke è un film bellissimo, i miei occhi italiani hanno letto la storia dello scontro tra uomini e natura, il contagio dell’odio che viene rappresentato come qualcosa di tangibile che nasce dal dolore, la contrapposizione tra due fazioni, entrambe con le proprie ragioni e entrambe con i proprio peccati.

Una cosa più belle di questo film è che ognuno può trovare la propria personale chiave di lettura, è il più famoso film dello studio Ghibli e ancora una volta non ha un messaggio da lasciare, una tesi da dimostrare, non cerca di convincere lo spettatore.

Ambientato in Giappone, in un periodo che corrisponde più o meno al nostro Medio Evo il film racconta la storia del principe Ashitaka che è costretto a uccidere il gigantesco cinghiale-demone Nago dopo che questo, colpito da un’arma da fuoco, cade in preda a una maledizione. Durante il combattimento il principe viene ferito a un braccio e cade in preda al contagio della maledizione.
Il male sembra incurabile e si estende lentamente a tutto il corpo, come una cancrena, e Ashitaka decide quindi di mettersi in viaggio abbandonando il suo villaggio.

Durante il viaggio si rende conto che è in corso una guerra tra gli animali e gli uomini della città del ferro, questi ultimi infatti disboscano le foreste per procurarsi il carbone necessario per produrre il metalli per le loro armi. Non tutto è come sembra, Ahitaka conosce Lady Eboshi, leader degli umani della città e si rende conto che qui trovano rifugio malati, poveri ed emarginati e non è possibile liquidare tutti gli uomini della città sbrigativamente come “cattivi”.

La guerra tra gli uomini e gli animali continua, i cinghiali vengono sterminati e il dio cinghiale, divorato dall’odio nei confronti degli uomini, morendo si trasforma in un demone malvagio e tenta di fondersi con San (la principessa Mononoke). Il principe Ashitaka riesce a impedire la fusione e a salvare San ma gli eventi precipitano, mentre i samurai attaccano la città del ferro difesa soltanto dalle donne Jigo che cercava di diventare immortale si trasforma in un dio della morte che distrugge tutto quello che tocca al suo avanzare, solo la purezza dell’acqua sembra riuscire a rallentarlo. Ashitaka e San sono pronti a sacrificare la vita pur di arrestare l’avanzata del male e il loro spirito di sacrificio riesce ad arrestare la catastrofe, nelle zone distrutte torna la vita e la natura vince la sua battaglia contro la distruzione.

Il film si conclude con una nota di ottimismo, con gli uomini della città del ferro che imparano a convivere e a rispettare la natura mentre il principe Ashitaka, innamorato di San, decide di rimanere al suo fianco.

Il conflitto tra gli interessi degli uomini e la natura è un tema ricorrente nei film di Miyazaki.
Assolutamente da vedere.

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1 commento

Hayao Miyazaki - Cinema e Tv 9 Maggio 2012 at 09:06

[…] Principessa Mononoke (1997) […]

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