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Biografico

Fai bei sogni

Torino, anni ’60: Massimo, 9 anni, è uno studente delle elementari ed accanito tifoso del Torino (che segue con il padre al Comunale, vicino al loro condominio). Ha l’abitudine di invocare l’aiuto di Belfagor (che segue nell’omonimo sceneggiato in televisione) quando qualcosa va male. Una notte sua madre, dopo essersi congedata da lui dicendogli «fai bei sogni», muore in circostanze misteriose. L’arrivo della polizia allerta il bambino, che non riceve spiegazioni dal padre. Massimo non crede che la madre sia defunta, arrivando a contraddire il sacerdote ed urlando il suo nome nel corso della cerimonia funebre.

La trama si snoda quindi attraverso dei flashback: Massimo, ora divenuto adulto, è un affermato giornalista sportivo de La Stampa. Ha un legame sentimentale con Agnese, ma la loro relazione è in bilico. Una sera del 1992, per il tramite di un collega del giornale, viene invitato a casa di un ricco speculatore finanziario che vuole affidargli la sua autobiografia. Mentre sono a colloquio, si presentano alla porta gli agenti della Guardia di Finanza con un’ordinanza di custodia cautelare e l’affarista, entrato in camera con la scusa di prendere alcuni effetti personali, si suicida con un colpo d’arma da fuoco. Massimo telefona al giornale la notizia e viene incaricato di scrivere un pezzo che la mattina dopo esce in prima pagina. Abbandonate le cronache di calcio, l’anno seguente viene inviato a Sarajevo come corrispondente di guerra.

Rientrato a Torino, viene colto da un attacco di panico che lui scambia per tachicardia parossistica e, temendo un infarto, si mette in comunicazione con il pronto soccorso, ma viene rassicurato da Elisa, una giovane dottoressa, che riesce a farlo calmare. Recatosi poi in ospedale, fa amicizia con Elisa la quale, tra l’altro, mette in dubbio che la madre di lui possa essere morta per un infarto fulminante, come gli aveva sempre detto il padre.

In seguito, durante una riunione di lavoro, il giornalista che si occupa delle risposte ai lettori si dimette dall’incarico leggendo una lettera, secondo lui incommentabile, in cui un tale Simone dichiara di odiare la propria madre e di preferirla morta; il direttore, conoscendo la storia personale di Massimo, lo invita a scrivere la risposta che poi viene pubblicata suscitando interesse e commozione.

Anni dopo, mentre svuota l’appartamento lasciatogli in eredità dal padre, Massimo viene riassalito dai ricordi dell’infanzia e in lui cresce il dubbio sulla reale causa di morte della madre. Chiede quindi alla zia di raggiungerlo e di dirgli la verità. La donna gli consegna un articolo di giornale dell’epoca e da questo viene a sapere che sua madre si suicidò a 38 anni buttandosi dal balcone del quinto piano: la donna, che soffriva di depressione perché affetta da un tumore, morì sul colpo ma nessuno ebbe il coraggio di rivelarlo al bambino.

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