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Città dolente

Città dolente

Città dolente (悲情城市, bēiqíng chéngshì) è un film del 1989, diretto dal regista Hou Hsiao-hsien.

Il film racconta la storia di una famiglia che viene coinvolta nel cosiddetto “Terrore bianco” che seguì l’incidente del 1947 a Taiwan. In quei mesi migliaia di taiwanesi furono arrestati dal governo del Kuomintang.

Città dolente è stato il primo film taiwanese a vincere il Leone d’oro alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia nel 1989. Il British Film Institute, nel 2012, lo elesse tra i più grandi film mai realizzati, ponendolo al 117º posto. Il film fu selezionato per la nomination miglior film straniero al 62º Academy Awards, ma infine non fu accettato.

Il film ha luogo negli anni che vanno dall’agosto 1945 al dicembre 1949, ovvero dalla sconfitta giapponese, la fine della condizione di colonia e il ritorno di Taiwan alla Cina, attraverso lo scontro nel continente tra l’esercito nazionalista e le truppe rivoluzionarie, che provocò una massiccia emigrazione sull’isola, fino alla vittoria di Mao, con la conseguente fuga a Taiwan del governo nazionalista di Chiang Kai-shek, che lì si insedia fondando la Repubblica cinese. Sono anni contrassegnati da frequenti scontri tra i ‘nuovi occupanti’ e la popolazione locale, che vive l’arrivo degli uomini del continente come una sorta di vera e propria nuova colonizzazione. Tra i drammatici fatti di quegli anni, evocati nel film, possono essere ricordati i terribili scontri del febbraio 1947 che portarono all’uccisione da parte dei nazionalisti di più di 10.000 oppositori e all’arresto di numerosi intellettuali e comunisti; la legge marziale del 1948 che vietava ogni manifestazione ed organizzazione politica, nonché il divieto di parlare taiwanese. Nell’affrontare questo difficile periodo, Hou Hsiao-hsien si concentra sulle vicissitudini della famiglia Lin e, in particolare, sulle vicende di quattro fratelli, mettendone in luce il rapporto con gli sconvolgimenti sociali dell’epoca. Se il secondogenito Wen-sun neanche appare, perché scomparso nelle Filippine, perché mandato in guerra dai giapponesi, il destino degli altri tre non sembra affatto migliore. Wen-heung, Wen-leung e Wen-ching saranno tutti arrestati, chi perché accusato di aver collaborato coi giapponesi, chi per attività anticinese.

Wen-heung, il primogenito, che dirige un night club che durante l’occupazione era stato una sala da tè, si trova coinvolto nei traffici della malavita cinese e finirà per darsi all’alcol e al gioco d’azzardo, fino a perdere la vita in una rissa.

Wen-leung, il terzogenito, pagherà i ripetuti arresti e le violenze subite, causate dai suoi trascorsi come interprete al servizio dei giapponesi, uscendo di senno.

Wen-ching, il quartogenito, sordomuto e fotografo di professione, parteciperà alle lotte contro i cinesi del continente insieme ad altri militanti intellettuali di orientamento socialista, sfuggirà fortunosamente a un tentativo di linciaggio perché creduto cinese e infine, arrestato, scomparirà senza lasciare più traccia.

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