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Marcel Carné

Marcel CarnéNato nel 1906, figlio di un ebanista e orfano di madre a soli cinque anni, dopo essersi diplomato all’Ecole Technique de Photographie et de Cinéma, Carné iniziò la sua carriera dapprima come critico cinematografico sulle riviste Hebdo-Film, Cinémonde e Film-sonore, poi, dopo aver realizzato alcuni film pubblicitari, diresse, nel 1929 assieme a Michel Sanvoisin, il cortometraggio documentario Nogent, Eldorado du dimanche, sulla folla domenicale in una grande spiaggia. In seguito divenne assistente alla regia di René Clair per Sotto i tetti di Parigi (1930), di Jacques Feyder per La donna dai due volti (1934), Pensione Mimosa (1935) e La kermesse eroica (1935).

Nel 1936, grazie all’aiuto di Feyder, Carné esordì alla regia di un lungometraggio con Jenny, regina della notte, interpretato dalla moglie di Feyder, Françoise Rosay. A firmare la sceneggiatura, insieme a Jacques Constant, lo scrittore Jacques Prévert, con il quale Carné inaugurò fin da questa sua prima opera un fortunato sodalizio professionale che produsse nel giro di un decennio alcuni capolavori della storia del cinema francese. Dopo l’eccentrico Lo strano dramma del dottor Molyneux (1937), che non ottenne però il successo sperato e fu riscoperto solo in seguito, la loro collaborazione raggiunse uno dei suoi esiti più alti nel 1938 con Il porto delle nebbie. Il film ebbe grande successo grazie alla abilità di Carné nella rappresentazione degli esterni e nella direzione degli attori (notevoli le interpretazioni di Jean Gabin e Michèle Morgan) e al grande talento di Prévert che riuscì ad amalgamare alcuni dei temi tardo-surrealisti, tipici della sua poesia, con una leggera inquietudine alla quale è dovuto certamente il fascino del film.

Nel 1938 seguì Albergo Nord e nel 1939 Alba tragica, che narra la storia di un operaio il quale, preso d’assedio dalla polizia nella sua camera, rivive i momenti che lo hanno condotto ad uccidere per amore e, quando si leva il sole, si spara. In questo film di grande impegno, la figura dell’operaio, che il Fronte popolare indicava come protagonista sociale, diventa nei temi di Prévert (che interpretano la realtà in termini metafisici per cui è il Destino che traccia gli eventi della vita) una figura socialmente astratta e anonima. Questa forma di fatalismo esistenziale segnerà la fine delle speranze del primo Fronte popolare e non è un caso che nello stesso anno esca anche il drammatico film di Jean Renoir, La regola del gioco (1939). Seguirà nel 1943, senza il successo del precedente film, L’amore e il diavolo (1942).

Quando Parigi venne liberata dai tedeschi, Carné e Prévert presenteranno il loro capolavoro, Amanti perduti (1945), ambientato in una Parigi ottocentesca, che narra le storie che si intrecciano di un famoso mimo, Jean-Gaspard Debureau, e di un grande attore, Frédérick Lemaître, della loro carriera dagli inizi stentati alla celebrità, dell’amore che li accomuna per la bella Garance. Il film riesce ad affascinare per il senso della narrazione, per l’abilità con cui vengono intrecciati figure e avvenimenti, per la cura posta nell’inquadratura e nella fotografia e soprattutto per la bravura degli attori, da Jean-Louis Barrault a Pierre Brasseur, da Arletty a María Casarès, da Marcel Herrand a Gaston Modot.

In seguito produrrà comunque opere di buona qualità – Teresa Raquin (1953), Peccatori in blue-jeans (1958), Tre camere a Manhattan (1965), I giovani lupi (1968) e Inchiesta su un delitto della polizia (1971) – senza però raggiungere i livelli precedenti.

Morì nel 1996 ed è sepolto nel Cimitero di Saint-Vincent, a Parigi.

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